martedì 20 dicembre 2011

Io Odio Il Natale, The Beginning: Natale al Vetriolo

Ciao Tu!

Secondo post sul blog, OGGI ME VOGLIO ROVINA’ SIGNORA MIA!

Scherzi a parte, oggi sono particolarmente in vena di scrivere, e penso di aver sbollito l’ira invereconda che mi ha assalita ieri.




Spiego: già a 35 giorni dalla Data X, a me cominciano già a girare i coglioni.

Perché? PERCHé IO ODIO IL NATALE.

Lo odio da tempo immemore, ancor prima che mi venisse proibito l’acquisto del calendario dell’Avvento.


So che non lo avreste mai sospettato, ma io sono un cazzo di Grinch: tutto ciò che porta scritte festose, tutto ciò che è decorato con stucchevoli angioletti tarocco Thun, tutto ciò che è rosso coca cola, verde abete, bianco sbo… neve, e tutto ciò che sbrilluccica come il nasino rosso di Rudolph mi da degli inverosimili conati di vomito e relative fitte allo stomaco.

È così da quando ero piccola, c’è poco da fare.



Trovo una gran rottura di cazzo il TUTTO, è una cosa generica, non c’è qualcosa che io odi più di qualcos’altro.
No, forse sì, però non ne sono certa.



Partiamo dalle cose base: la prima settimana di Avvento.



E’ da agosto inoltrato che sfracello la minchia a mia madre con sti cazzo di regali (sì, in questo post sarò più principessa del solito perché l’argomento mi manda in bestia.), perché non è mia intenzione spendere un patrimonio per delle persone che si ricordano della mia esistenza solo a Natale.



Finalmente mia madre si decide.
Stiliamo la lista delle persone soggette alla nostra attenzione natalizia e cominciamo a buttar giù qualche idea: la nebbia in Val Padana ci fa una pippa.



Superato l’annoso ostacolo, se ne presenta un altro: “è sabato, c’è da andare a far la spesa!”.
Porca merda.



Se c’è una cosa che odio quasi quanto il Natale, quella è andare a far la spesa di sabato pomeriggio.
La sagra del rincoglionito.
Il festival del neurone.
Il ritrovo settimanale dei “noiononusodeodorantiperchèaumentanoilbucodell’ozonochenonsoneanchechecos’èperòlodicoperchèfafigoeperchèsonsicurocheusandolocontribuiscoafarmorirelamammadibambiepoistamattinamisondimenticatodirinfrescarmileascelle”.
La Woodstock del bambino urlante.
Il concertone del 1 maggio all’Esselunga delle casalinghe che non sanno guidare manco il carrello, figuriamoci il suv che hanno nel parcheggio.
Giuro, prima o poi entrerò nel supermercato armata come Breivik e farò tipo una strage.



Sono sempre più tentata di tirare un petardo (o un lanciafiamme acceso) contro gli allarmi Sprinkler presenti nello store e far fuggire tutti nel panico.



Comunque, ieri si è realizzato il combo letale: NATALE + SPESA AL SABATO POMERIGGIO.
Ho cercato di boicottare la cosa cercando di ingerire del cianuro, ma mia madre mi ha scoperta e trascinata fuori dal bagno.



Prima tappa, la Tigros: un supermercato piccino, discreto, con musichina simpatica nell’aerodiffusione, non troppo caro, con buona carne, e sti cazzo di cesti natalizi.



Mia madre è fissata con sti “cosi”: ogni anno ne prenderà una dozzina.
Ma a me stanno così altamente sulle palle…
Vabè, ne prende una roba tipo 6, ci mettiamo anche relativamente poco.
Dentro di me penso “se po’ ffà!”



“Ok, ora che abbiamo preso i pacchi possiamo andare all’Esselunga  a far la spesa, così magari intanto guardiamo e forse ci viene qualche idea per quelli che mancano…”
No.
NO.
Stupida genitrice.

Sono le 5 e mezzo di sabato pomeriggio, E TU VUOI ANDARE ALL’ESSELUNGA?!
Non sono più un’infante, se vuoi suicidarti puoi farlo anche da sola.
Piuttosto che andare, cerco di correre incontro a un tir IVECO sulla Varesina, ma vengo riacchiappata per la collottola e ricacciata in macchina verso l’Inferno.



Infatti, come volevasi dimostrare, già il parcheggio sembra l’atrio della porta degli Inferi: ci fosse MEZZO UMANO che parcheggia dritto, MEZZO UMANO che riesca a pilotare un carrello in maniera decente (non ti chiedo di essere Schumacher delle 4 ruote semovibili commerciali per eccellenza), MEZZO UMANO CHE NON CAMMINI IN MEZZO AL PARCHEGGIO CREDENDO DI ESSERE MADONNA NEL VIDEO “LOVE PROFUSION”.
Vacca malora.



Troviamo parcheggio a casa di Dio, del tipo che facevamo prima a parcheggiare a casa e andare in là a piedi, e entriamo nell’Esselunga.
Come volevasi dimostrare, dentro è una BOLGIA.



Cerco di buttarmi sulla traiettoria del marumba che mette a posto i carrelli per cercare di fare una fine dignitosa, ma ancora una volta Genitrice mi acchiappa per la maglietta e mi mette alla guida del Mezzo di Locomozione per Spesa ,in punizione.



Come ben sapete, la mia soglia di pazienza e sopportazione è ben più bassa del normale.
Dopo 3 secondi volevo esplodere.
Tralasciando il fatto che sembrava una riunione della bocciofila, ho seriamente pensato che, nel reparto geriatria, concedessero ancora l’ora d’aria




.
Una sfilata di mummie che metà bastano che, naturalmente, il carrello non lo san mica guidare, perché “nel ’32 non c’erano mica, noi portavamo la spesa a mano!”.



Ecco, brava Nonna Abelarda, te porta la spesa a mano che io ruzzo via col mio bel carrellino.
Cerco di procedere nella calca dei sopravvissuti del Titanic: vacca malora, ce ne fosse UNO che non mi abbia tirato gomitate/spintoni/spallate/abbia cercato di spingermi il carrello su per il culo.



We, non giovani, non siamo a un concerto metal e nessuno sta pogando, quindi vedete di finirla o vi faccio sospendere “Medicina 33”.



Finito il reparto ortofrutta/freschi, parte il delirio vero e proprio.



In settimana, la corsia meno caotica è quella dei pannolini/vestitini/tutine/giochini/biberon/ciuccetti etc, dove puoi metterti tranquilla a spuntare la lista della spesa, a rispondere agli sms, a farti i film sul cassiere figo, a fare le puzze, che tanto non ci sarà MAI nessuno che verrà a scassarti le palle.
Il sabato, quella corsia è il FULCRO DEL CAOS, IL NUCLEO DI PURA MALVAGITA’ DELL’UNIVERSO.



Bambini che rognano URLANDO perché vogliono quel gioco.
Bambini che piangono URLANDO perché vogliono quel gioco.
Bambini che rognano piangendo e URLANDO perché vogliono quel gioco.
Bambini che, mentre il fratello rogna perché vuole un gioco, PIANGONO perché la mamma non li caga.
Mamme che URLANO sopra ai figli per farsi sentire mentre li rimprovera ma nessuno le caga.

Il DELIRIO.





La riproduzione reale del quadro “Der Schrei” di Munch.



Ok, non che le altre corsie sian diverse eh, però almeno la fauna cambia:
Le mogli che cazziano i mariti perché son sempre attaccati al carrello e, nonostante la lista in mano, non combinano una bega.
I mariti che si muovono, con la lista in mano, per prendere le cose, ma che poi vengono cazziati dalla moglie perché hanno preso la cosa sbagliata , e quindi vengono intimati di rimanere di guardia al carrello perché “non capisci mai un cazzo di quello che ti dico”.
Le mamme che cazziano i figli un po’ più grandi perché, “al posto di far scherzi cretini a tuo fratello, potresti anche darmi una mano”.
I fratelli più grandi che fanno ribaltare i fratelli più piccoli sulle piramidi di barattoli di Nutella (distruggendoli) perché si annoiano e vogliono vendicarsi della mamma che li cazzia.
Le vicine di casa che non si vedono da 40 minuti e devono raccontarsi le novità.
Subito.
In mezzo alla corsia dell’olio e del tonno, che è sempre la più affollata.
(Andare fra i biberon no eh?)

La donna in carriera che parla da sola ma in realtà ha l’auricolare, che è appena uscita da una riunione importante perché “lei deve fare affari in India” e perché “senza di lei il mercato dell’azienda non va avanti” che non sa neanche lei che cazzo sta cercando perché di solito al supermercato ci va la colf.
E poi, dulcis in fundo, la tipa dell’accoglienza che parla all’interfono.
Quella cazzo di voce così simile al suono delle unghie sulla lavagna, manco modificando una voce umana con i programmi di montaggio si può arrivare a livelli simili di stridore.
Ma una roba indicibile, di quelle voci che rompono i Bormioli nel reparto casalinghi, che fanno impazzire i cani nel parcheggio come la traccia bonus alla fine di “A day in the Life”.
Che poi, io una volta sta tipa l’ho vista: è uguale a Maga Magò.



Andando avanti, si prospettano davanti a noi millemila regali inutili, di dubbio gusto e utilità.
Che poi, mia madre si fissa che “bisogna prendere il regalo bello per tutti, ma senza spendere eccessivamente”.
Ma porca troia, ma se metà di quella gente, durante l’anno, manco ti parla!
Ci stiamo sul culo tutti, a vicenda.
E lo sappiamo.
L’anno scorso, per regalo, hai ricevuto UNA PREGHIERA.
Sì, UNA PREGHIERA.
Sticazzi, quest’anno, per dispetto, credo che mi metterò a recitare la Torah al momento dello scambio dei regali.
O mi legherò un giubbotto imbottito di tritolo attorno alla vita e comincerò a citare il Corano chiudendo con un “Allah Akbar”, tanto è tipo lo stesso.



Ora, colgo l’occasione per ricordare ai miei parenti che io LI ODIO TUTTI.
ODIO le vostre cazzo di fisse di uscire a mangiare ogni cazzo di volta che ci vediamo (checché se ne voglia dire, io ODIO mangiare), ODIO uscire a mangiare al ristorante, ODIO che qualcuno che non conosco mi prepari il cibo, ODIO sedermi alle 2 e alzarmi alle 8, ODIO non potermi muovere dalla sedia perché puntualmente finisco nell’angolo inculato del tavolo e da lì non esco finchè non si alzano tutti, ODIO che tutti mi chiedano “Tata, sei stanca? Tata, ti annoi? Tata, perché non mangi? Tata, perché non ridi? Tata, perché cerchi di gambizzarti con il coltello del burro?”.
FATTI DELLE DOMANDE, PORCA MALORA.




Odio i parenti che urlano, sbraitano, sputano quando parlano, che cercano di fare i fighi inutilmente, che fanno i superiori “perché io domani parto e vado a *****/sono appena tornato da *******”, perché non ce ne frega un beneamato cazzo.
Sono una di quelle che NON PARLA se non interpellata.
Sono una di quelle alle quali le parole bisogna cavarle con le pinze.
E vado bene così, perché è l’unico modo che ho di sopravvivere a questi 3 giorni d’inferno, fingere di essere uno zombie.



Al massimo aiuto mia nonna a sbaraccare la tavola, che in cucina, parlando in milanese stretto, riusciamo a sfogarci.
Fortunatamente, negli ultimi anni il momento “Tombola” è stato sostituito da “fai ancora le coccole alla Miky perché è l’unico modo per non farti chiedere per l’ennesima volta quando ti sposi, quando figlierai, come sta il fidanzato, come va la scuola, perché non sei andata all’università, perché non sei già incinta”.



A Natale MI SPENGO.
Il mal di testa mi parte il 24 e mi finisce il 27.
Chiedo la soppressione immediata del Natale.
Causa? Oltre a tutto questo (che non è poco), ricevo sempre dei regali di merda.



Partendo dalla confezione (ok, non sono un mago della carta da pacchi, ma se non li fai fare datti all’ippica col cavallo a dondolo e lascia fare a chi è capace. O compra i sacchettini.), finendo col contenuto.
La mancanza di buon gusto è sempre un’incognita da non sottovalutare fra i parenti, certo.
Ma io ormai ho LA CERTEZZA assoluta che, salvo alcuni soggetti, NON SI SALVA NESSUNO.



Da un paio di anni a questa parte, faccio pervenire alle orecchie delle nonne i miei sogni e le mie speranze (che quest’anno hanno un nome e un numero di serie), così che dicano ai parenti “no, mi ha detto che vuole questo, se le dai la busta forse è meglio”.



Dio, sante nonne.
Mi fate quasi dire “il Natale non fa così cagare se ci siete voi”.
No, non è vero, il Natale fa cagare sempre.
Dai depliant con le promozioni di pandori/panettoni/torroni di sorta ai nastri colorati per i pacchetti, affilati come rasoi.
E non è neanche vero che la gente diventa più buona.



Provate a farvi un giro all’Esselunga alla Vigilia di Natale alla ricerca di un panettone: vi staccheranno un braccio a morsi e vi tamponeranno furiosamente l’auto prima che riusciate a uscire dall’abitacolo, nel parcheggio.




A domani con un'altra "favola della buonanotte" natalizia :)

Una blogger della Mutua.

Nessun commento:

Posta un commento